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Le evoluzioni dell’edificio

Durante i recenti lavori di restauro della chiesa, gli esperti hanno potuto ricostruire le numerose trasformazioni che ha attraversato questa pieve. L’aumento della popolazione e la profonda religiosità del paese hanno portato a non meno di 6 evoluzioni rispetto alla piccola struttura originale.

L’ originaria struttura, ovvero la chiesa “antichissima”, doveva essere  molto semplice ed eseguita con muratura intonacata ed architravi in pietra naturale, così come il contorno dei fori finestra e dell’ ingresso; la copertura era certamente in legno con manto in cotto.

Nel 1575 la chiesa risultava ampliata e la sua pianta raddoppiata in lunghezza verso ovest; presentava un tabernacolo in ottone in un ciborio ligneo posto sopra l’ altare maggiore, anche questo in legno e due altari laterali. Pur essendo a capo di molte altre chiese mancava la sacrestia e una pala nell’ abside e l’ importante battistero era in un indecoroso abbandono.
I due ingressi laterali ne favorivano l’ utilizzo. Le fondazioni ritrovate a nord-est, potevano essere quelle del campanile, ma le mappe dell’ epoca non confermano questa lettura.

Nel 1763 nel lato sud-ovest della chiesa veniva edificato il nuovo campanile, realizzato anche con il materiale di recupero di quello precedente, come rivelano gli archivi parrocchiali.
Una nota di particolare rilievo va fatta per la copertura di questa torre campanaria; è stranamente a “cipolla” e ci richiama lo stile dei campanili austriaci.
Questo perché il parroco dell’ epoca, Domenico Maggion, nominato l’ anno prima a 32 anni, provava una indiscutibile simpatia per l’ Austria, sebbene Postioma si trovasse ancora sotto il dominio della Repubblica di Venezia.
Nel 1764 “si pose l’ orologio nuovo sopra il campanile”.

Tra il 1776 e il 1778, lo stesso parroco Maggion faceva costruire la nuova chiesa, in stile ionico, inglobando la preesistente.Questa nuova chiesa rappresenta tuttora il nucleo attorno al quale si sono succedute, nel corso degli anni, aggiunte e demolizioni che non hanno comunque alterato quello che è il cuore dell’ edificio, costituito da un’ unica navata, ed orientato, come il precedente, in modo da presentare l’ abside ad est e la facciata ad ovest. Tale orientamento non è casuale. La parte più importante della chiesa, e dalla quale sempre se ne iniziava la costruzione, è l’ abside (la prima pietra veniva sempre posta sulle fondazioni dell’ abside), perché in essa vi è l’ altare maggiore sul quale vengono celebrate le messe e si trova il tabernacolo con il Santissimo.

Ecco quindi che la preminenza attribuita all’ abside faceva si che si trovasse ad est rispetto al corpo dell’ edificio, cioè sul punto su cui sorge il sole, che esplicitamente è simbolo cristologico. Infatti Cristo accompagna il fedele nella sua giornata su questa terra dalla nascita fino al tramonto, all’ uscita da questa vita: ecco il motivo per cui la facciata veniva fatta sempre per ultima ed era sempre rivolta verso il punto in cui tramonta il sole, a ponente.
Oltre all’ altare maggiore, rivestito con marmi policromi, vi sono altri due altari laterali posti rispettivamente a destra e a sinistra della navata.
Lungo la parete sud, alla fine del coro, si trovava la piccola sacrestia con un ingresso indipendente.
La “solenne benedizione”  risale al 20 aprile 1779 ad opera del vescovo Francesco Giustiniani.

Nel 1900 la facciata est, contenente l’ abside e il coro, subisce un pesante ampliamento; vengono infatti create due ampie navate laterali, la sacrestia e due aule.
Il collegamento visivo e funzionale tra le nuove navate e l’ abside, viene assicurato dall’ apertura di una serie di varchi a tutto sesto su colonnine in marmo di carrara nelle sue pareti.

Nel 1968, dopo l’ inaugurazione della nuova chiesa, per poter costruire la nuova casa del giovane, vengono demolite le sacrestie e parte delle navate laterali di questa chiesa.

Siamo così arrivati ai giorni nostri, con i restauri che hanno restituito alla comunità la chiesa settecentesca in tutto il

suo splendore. Sono state recuperate anche le decorazioni e dorature eseguite dal Beni nei primi anni del ‘900, che ne sottolineano l’ armonia e la musicalità. Questo edificio, grazie agli affreschi di Gianbattista Canal, nel 1947 è stato definito monumento nazionale e per i suoi servizi e le sue dotazioni tecnologiche, può soddisfare ora, una pluralità di funzioni, aperte alla comunità locale, ma anche al circuito turistico provinciale, regionale e nazionale.